Tentativi sbagliati di nuove procedure
A Massagno e a Lugano nel 2011 è stata inventata una nuova procedura per elaborare i PR.
Il nuovo modo di fare devia vistosamente dalla procedura ordinaria legalmente valida.
Mentre la legge stabilisce che l'allestimento del PR avvenga senza pregiudizi, l'innovazione detta massagnese (si dice cosî anche se di fatto è comune a Lugano, a Massagno e ad altri comuni) vincola le Autorità ad agire secondo indirizzi prefissati.
Infatti i Municipi e i CC di Massagno e di Lugano hanno deciso, subito all'inizio, addirittura prima di dare avvio agli studi per l'allestimento del PR, che il futuro PR sarà allestito in una certa maniera. Nel caso specifico le Autorità vogliono che il futuro PR preveda sulla trincea un nuovo asse stradale cittadino (l'ormai noto Viale della Stazione), attorno a cui sviluppare edificazioni di complessi post terziari ed ev. scolastici su un lato, e un parco sull'altro lato (dove ora sorge un quartiere residenziale abitato).
La decisione del CC di Massagno è stata immediatamente combattuta da una importante parte della popolazione. I cittadini hanno reagito con petizioni, referendum e iniziativa popolare. Il clima civile si è riscaldato e la conflittualità è esplosa.
La situazione di tensione da allora non si è più attenuata, la pianificazione è ferma. Prima non c'è stata nessuna forma di partecipazione, dopo non può esserci né dialogo, né confronto - la legge non lo consente. La deviazione dalla procedura ordinaria ha creato un pasticcio inaudito.
La confusione si è ancora recentemente accentuata perché la società immobiliare delle FFS, proprietarie dei terreni, hanno avviato una procedura di progettazione privata. Succede che, siccome l'iter innovativo massagnese è fermo e la SUPSI preme per edificare al più presto un edificio scolastico sul piazzale della Stazione di Lugano (non sulla trincea), le Autorità abbiano "esternalizzato" il compito di pianificare il comparto, affidando a un privato (le FFS-SA) un compito che non è ragionevolmente delegabile perché prettamente pubblico. Ma c'è di più, l'immobiliare delle FFS progetta, con grande spiegamento di mezzi e di pubblicità, di edificare massicciamente sui terreni di sua proprietà, terreni che ora, secondo i PR in vigore, non sono edificabili. L'operazione, accompagnata dai Municipi di Lugano e di Massagno e gestita dallo stesso operatore del MasterPlan di Massagno, ha per fine dichiarato di costruire sulla trincea ben 25'000 m2 di superficie utile. Tutto ciò in dispregio della formale iniziativa popolare inoltrata dai cittadini di Massagno che chiede di non costruire su quei terreni, ma di realizzarvi un parco pubblico. Sembra evidente che con questa iniziativa di sfacciato lobbysmo, sostenuta dalle Autorità, si sia passato il limite del rispetto dei diritti popolari.
(Se volete saperne di più leggete le pagine che abbiamo dedicato all'argomento: cliccate qui)
Non siamo chiusi alle nuove condizioni in cui gli Enti pubblici e la società devono operare per sviluppare efficacemente e nell'interesse pubblico grossi progetti urbanistici. Per questo abbiamo cercato di capire, riflettendoci attentamente, perché si sia imboccata, non solo a Massagno, una via pianificatoria che si scosta da quella ordinaria, già sperimentata con successo in cento occasioni.
Perché si imboccano nuove vie?
A nostro parere le ragioni che hanno spinto e spingono le Autorità e gli operatori a rifiutare la via procedurale ordinaria per imboccarne un'altra diversa, sono due:
L'idea del "MasterPlan" è certamente una proposta ragionevole, anzi spesso necessaria nel contesto attuale. È la sua applicazione, posta entro le strutture legislative esistenti, che non funziona, perché se si usa la procedura ordinaria facilmente ci si perde, se invece si sperimenta per es. l'innovazione procedurale massagnese si creano pasticci e inefficienze di grandi proporzioni.
Questo deve far riflettere. In particolare si deve purtroppo constatare che la nuova legge urbanistica, la Lst appena entrata in vigore, non offre nessun contributo alla questione, anzi si limita a restringere la partecipazione popolare, come se il problema venisse dai cittadini e non dai conflitti di interesse.
A questo punto possiamo trarre qualche parziale conclusione.
A noi appare manifesto l'interesse di continuare a ricercare una migliore via per elaborare efficacemente nuovi complessi piani di sviluppo territoriale.